Minori “forzati” all’affetto verso il genitore?
Questioni etiche e giuridiche
Apriamo una riflessione su alcuni provvedimenti dei tribunali che impongono a minorenni, contro la loro volontà, di abbandonare la casa e il genitore con cui vivevano per trasferirsi nella casa dell’altro genitore o anche in comunità residenziali, con restrizioni al rapporto col genitore con cui vivevano, fino ad arrivare al divieto di contatto anche per lunghi periodi.
Questi casi sollevano diversi interrogativi, che vanno dalle modalità di esecuzione dei provvedimenti (che possono arrivano a forme di costrizione brutale del minore con intervento delle forze dell’ordine, irruzione nel domicilio del minore etc.); all’utilizzo distorto del “diritto del minore alla bigenitorialità”, poiché la “bigenitorialità” viene piegata a ideologia discriminatoria nei confronti delle madri (fino a ignorare in alcuni casi le violenze familiari e a sostenere i “diritti” del padre maltrattante come se il comportamento violento non interferisse con le capacità genitoriali); alle interpretazioni psicopatologiche delle relazioni familiari (di nessuna validità scientifica) adottate in questi casi dai tribunali, che in concreto si traducono nel silenziare il minore fino all’annullamento della sua soggettività; ai limiti, etici e giuridici, nella compressione delle libertà personali per soggetti con particolari vulnerabilità come i minori.