ROMA (14 marzo 2016) – Quasi 200 gruppi e organizzazioni della società civile provenienti da tutto il mondo hanno rilasciato oggi una dichiarazione che condanna i governi che si preparano per il vertice di UNGASS 2016 (il vertice delle Nazioni Unite sulla questione droghe previsto il mese prossimo) per non aver ancora riconosciuto le conseguenze devastanti delle politiche sulle droghe punitive e repressive.
Il documento, promosso dall’International Drug Policy Consortium (IDPC) e sottoscritto in Italia da Associazione Antigone Onlus, Associazione Insieme Onlus, Associazione La Società della Ragione ONLUS, Associazione Luca Coscioni, CGIL Nazionale, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), Forum Droghe, ITARDD (Rete italiana per la Riduzione del Danno), L’ Isola di Arran, Lega Italiana Lotta Aids (LILA), Legacoopsociali, Presidenza onoraria del Gruppo Abele, Radicali Italiani è stato diffuso oggi dal sito di IDPC ed è disponibile on line nello speciale UNGASS 2016 di fuoriluogo.it.
Nel mese di aprile 2016 infatti, i leader mondiali si riuniranno a New York per decidere sul futuro della politica sulle droghe globale, in occasione della prima Assemblea Generale delle Nazioni Unite Sessione Speciale (UNGASS 2016) [1] sul tema in due decenni. Il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha chiesto che questo incontro sia caratterizzato da un “dibattito ampio e aperto che consideri tutte le opzioni”. Ma, come i lavori preparatori stanno dimostrando, anche con la riunione annuale della Commissione sulle sostanze stupefacenti, questa settimana a Vienna, sta diventando chiaro che l’occasione di ripensare alla “Guerra alla droga”, quella che capita “una volta in una generazione”, sta per essere sprecata.
“La comunità globale ha riposto grandi speranze in questa importante occasione per un ripensamento su come controllare la droga, ma negando la realtà dei fatti e non riuscendo ad ammettere che un nuovo approccio è necessario, i governi stanno rischiando di sperperare questo raro momento “, avverte Ann Fordham, direttore esecutivo dell’International Drug Policy Consortium. “C’è ancora tempo per salvare il processo prima del vertice finale a New York il mese prossimo, ma i governi devono essere onesti circa le sfide e consentire nuove riflessioni e nuove idee”.
“Questo è un problema urgente. Incentrare su interventi di polizia e azioni militari le politiche volte a combattere il traffico di droga ha avuto un impatto durissimo molte comunità, raggiungendo livelli di violenza in alcuni casi equivalenti a una guerra civile”, ha detto Luciana Pol, Responsabile per la politica sulla sicurezza e sui diritti umani presso il Centro de Estudios Legales y Sociales (CELS). “Questa sessione di UNGASS 2016 non può ripetere le stesse vecchie formule. Questo è il momento per il sistema delle Nazioni Unite di mostrare il suo solido impegno per la pace, i diritti umani e la salute pubblica “.
“Purtroppo le notizie che arrivano da Vienna non sono confortanti – aggiunge Maria Stagnitta, Presidente di Forum Droghe – ed insieme a quasi 200 associazioni abbiamo sottoscritto il documento che pubblichiamo sul nostro sito www.fuoriluogo.it. Riteniamo che la prospettiva che le trattative si concludano anzitempo con un accordo preso nella sede di Vienna sia assolutamente da rifiutare: chiediamo con froza che l’Italia faccia quanto in suo potere per scongiurare questa evenienza. La sede della discussione finale deve rimanere l’assemblea generale dove tutti i paesi possono esprimere la propria opinione alla pari. UNGASS 2016 è stata convocata per rimarcare l’incapacità che le convenzioni internazionali ad affrontare le questioni relative alla droga, e solo l’Assemblea ha la possibilità di garantire quel dibattito ampio e aperto necessario per un deciso cambio di passo.”
“Va segnalata una piccola luce nel buio di questa trattativa per quel che riguarda il percorso italiano verso UNGASS 2016. Nonostante perduri una incredibile assenza di guida politica del Governo sul tema droghe – commenta invece Leonardo Fiorentini, Direttore di Fuoriluogo, il sito italiano sulle politiche sulle droghe edito da Forum Droghe che segue da vicino il processo di UNGASS 2016 [2] – il Dipartimento antidroga ha saputo interloquire positivamente con le ong italiane che da tempo chiedevano un confronto su UNGASS. L’incontro del 4 marzo scorso è stato un esempio più unico che raro in Europa (ci risulta che solo la Norvegia abbia fatto altrettanto) di ascolto da parte di Governo e Amministrazioni centrali delle istanze della società civile. Ci auguriamo che questo spirito possa portare ad una posizione propositiva e aperta al confronto da parte della delegazione italiana, sia in occasione della riunione della CND di questa settimana che nell’ormai prossimo appuntamento di New York”.
Il documento della società civile dal titolo “Diplomazia o negazionismo?”, condanna i preparativi condotti finora, mettendo in evidenza i seguenti problemi:
- La mancanza di progressi compiuti dalle politiche di droga nel corso degli ultimi 50 anni non è ancora stata riconosciuta con onestà. L’ultima UNGASS sulle droghe nel 1998, si è svolta sotto lo slogan “Un mondo libero dalla droga: possiamo farlo!,” ancora quasi venti anni più tardi, le droghe sono ampiamente disponibili e accessibili più che mai, il mercato della droga è dinamico e diversificato, e le organizzazioni criminali sono sempre più innovative e potenti.
- Le prove schiaccianti delle conseguenze devastanti delle politiche punitive e repressive sulle droghe non sono state finora considerate nei negoziati delle Nazioni Unite fino ad oggi. Queste vanno dalle violazioni sistematiche dei diritti umani commesse in nome del controllo delle droghe all’esacerbazione delle infezioni da HIV ed epatite C a causa della trasmissione tra le persone che si iniettano droghe sino alla catastroficamente scarsa disponibilità di farmaci come la morfina per alleviare il dolore. Ed ancora dalla violenza e la corruzione perpetuate dalla diffusione dei mercati della droga criminali, alla distruzione dei mezzi di sussistenza degli agricoltori a causa dell’eradicazione forzata delle colture sino al continuo uso della pena di morte per reati di droga. Senza contare i miliardi di dollari di denaro pubblico sprecato per far rispettare norme che, semplicemente, non funzionano.
- I governi nazionali e le Nazioni Unite non sono riusciti a garantire un processo preparatorio inclusivo e trasparente [3] verso UNGASS 2016, e invece gli interessi acquisiti e un piccolo gruppo di stati membri conservatori hanno dominato i negoziati. Le proposte per smuovere lo status quo, anche lanciate dagli Stati membri e da molte agenzie delle Nazioni Unite, sono state emarginate e il dissenso soffocato.
UNGASS 2016 doveva essere destinata ad essere una valutazione onesta e attesa da tempo di ciò che sta funzionando e non funzionando rispetto alle politiche globali sulle droghe. I governi saranno riuniti questa settimana a Vienna, per continuare i loro lunghi negoziati sul documento finale di UNGASS 2016 [4]. Fino ad oggi, questi negoziati sono stati non-inclusivi e non trasparenti, e la bozza di documento attualmente in discussione ignora le raccomandazioni cruciali e gli input provenute in questi mesi da un considerevole numero di governi, agenzie delle Nazioni Unite, accademici e organizzazioni della società civile.
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