È stato presentato oggi presso la Sala Stampa della Camera l’ottava edizione del Libro Bianco sulle droghe intitolato “Dalla semina americana al deserto italiano. Dalla Fini-Giovanardi alla Jervolino-Vassalli. Dati, Politiche e Commenti sui danni collaterali del Testo Unico sulle droghe.”
In occasione della giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga il rapporto – redatto dalle associazioni che più si sono impegnate in questi anni per la riforma della legislazione sulle sostanze – dimostra, ancora una volta, come l’attuale sistema internazionale di “controllo” delle droghe – ed in particolare la legge italiana – non solo non abbia avuto alcun risultato, ma abbia creato danni collaterali ormai insopportabili.
Come sempre il Libro bianco è diviso in tre parti. I fatti illustrano ciò che è avvenuto dal precedente: la macchina della punizione (Anastasia e Cianchella), la comparazione con l’Europa (Scandurra), le evoluzioni giurisprudenziali (De Caro e Santoro), il consumo di cannabis nella popolazione giovanile (elaborazione CNCA su dati CNR), i miti e i fatti delle droghe alla guida (Bignami) e le violazioni dell’art.187 del Codice della Strada (Bassi), il sistema dei servizi (De Facci e Bellosi), la riduzione del danno nei Livelli Essenziali di Assistenza (Cecconi e Bortone, Amerini). Le politiche non possono che partire dagli impegni internazionali assunti dall’Italia a UNGASS (Perduca e Zuffa), per poi guardare alla rivoluzione americana (Fiorentini). Le possibili implicazioni economiche della legalizzazione della cannabis in Italia (Rossi) e il ruolo di innovazione della Riduzione del Danno (a cura di Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza e Forum Droghe) chiudono il quadro. In conclusione i commenti di Leopoldo Grosso, già Portavoce del “Cartello di Genova” e Presidente onorario Gruppo Abele, e di Rosanna Dettori, Segretaria confederale Cgil.
Il Libro Bianco è promosso da La Società della Ragione, Forum Droghe, Antigone, CNCA e Associazione Luca Coscioni, con l’adesione di CGIL, Comunità di San Benedetto al Porto, Gruppo Abele, Itaca, ITARDD, LegaCoopSociali, LILA. Il rapporto è curato da Stefano Anastasia, Maurizio Cianchella, Franco Corleone, Leonardo Fiorentini e Marco Perduca ed è disponibile on line in formato pdf sul sito di Fuoriluogo: www.fuoriluogo.it/librobianco.
I dati in pillole
Come abbiamo avuto modo di sottolineare lo scorso anno, alla sentenza della Corte costituzionale n. 32 del 2014, che ha cancellato gli aggravamenti imposti dalla cd. “legge Fini-Giovanardi” non hanno fatto seguito ulteriori modifiche dell’impianto repressivo e sanzionatorio che ispira l’intero Testo Unico sulle sostanze stupefacenti Jervolino-Vassalli. Il sistema di repressione penale e amministrativo continua ad essere al centro dell’applicazione della normativa italiana sulle droghe.
– 17.733 detenuti presenti in carcere al 31 dicembre 2016 lo erano a causa dell’art. 73 del Testo unico che punisce la produzione, il traffico e la detenzione di droghe illecite. Si tratta del 32,52% del totale: un detenuto su tre è imputato/condannato sulla base di quell’articolo della legislazione sulle droghe. A questi si aggiungono 5.868 ristretti per art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope), il 10,74% del totale, in calo rispetto al 2015. Mentre i “pesci piccoli” tornano ad aumentare, i consorzi criminali continuano a restare fuori dai radar della repressione penale.
– 13.356 dei 47.342 ingressi in carcere nel 2016 sono stati causati da imputazioni o condanne sulla base dell’art. 73 del Testo unico. Si tratta del 28,21% degli ingressi in carcere: dei 1519 ingressi in più in carcere rispetto all’anno precedente, il 70% (1072) è dovuto a condanne o accuse di produrre, vendere o detenere droghe proibite. Si inverte il trend discendente attivo dal 2012 (adozione della famosa sentenza Torreggiani e dall’adozione di politiche deflattive della popolazione detenuta) e così torna ad aumentare anche la popolazione detenuta.
– 14.157 dei 54.653 detenuti al 31/12/2016 sono tossicodipendenti. Il 25,9% del totale, in costante aumento da alcuni anni dopo che il picco post applicazione della Fini-Giovanardi (27,57% nel 2007) era stato riassorbito a seguito di una serie di interventi legislativi correttivi. Per gli ingressi si tocca invece il massimo degli ultimi dodici anni: il 33,95% dei soggetti entrati in carcere nel corso del 2016 era tossicodipendente.
Nel 2016 tornano quindi ad aumentare le presenze in carcere, dopo alcuni anni di diminuzione, e torna ad aumentare la percentuale di detenuti per violazione della legislazione sulle droghe. Possiamo quindi ribadire che la legislazione sulle droghe e l’uso che ne viene fatto sono decisivi nella determinazione dei saldi della repressione penale: la decarcerizzazione passa attraverso la decriminalizzazione delle condotte legate alla circolazione delle sostanze stupefacenti così come le politiche di tolleranza zero e di controllo sociale coattivo si fondano sulla loro criminalizzazione.
Le segnalazioni e le sanzioni amministrative del consumo di droghe illegali
Dopo il vistoso calo del 2015 tornano ad aumentare le persone segnalate al Prefetto per consumo di sostanze illecite: da 27.718 a 32.687 (+17,92%) con una impennata delle segnalazioni dei minori (+237,15%). Aumenta sensibilmente anche il numero delle segnalazioni (da 32.478 a 36.795, +13,29%).
Si conferma marginale il peso della vocazione “terapeutica” della segnalazione al Prefetto: solo 122 persone vengono sollecitate a presentare un programma di trattamento socio-sanitario; 9 anni prima erano 3.008. Le sanzioni amministrative riguardano invece il 40,25% dei segnalati. La segnalazione al prefetto dei consumatori di sostanze stupefacenti ha quindi natura principalmente sanzionatoria.
La repressione colpisce per quasi l’80% i consumatori di cannabinoidi (78,98%), seguono a distanza cocaina (13,68%) e eroina (5,35%) e, in maniera irrilevante, le altre sostanze. Dal 1990 1.164.158 persone sono state segnalate per possesso di sostanze stupefacenti ad uso personale; di queste il 72,57% per derivati della cannabis.
Le misure alternative
Nonostante un leggero aumento delle misure alternative alla detenzione in corso, e nonostante il pur lieve aumento, nel loro ambito, degli affidamenti in prova al servizio sociale, gli affidamenti terapeutici per dipendenti da sostanze, sono leggermente diminuiti al termine del 2016, e costituiscono il 23,35% del totale degli affidamenti e il 12,77% delle misure alternative in corso alla fine dell’anno.
Le violazioni dell’art. 187 del codice della strada
Sono significativi i dati rispetto alle violazioni dell’art. 187 del Codice della Strada, ovvero guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti. I dati interamente disponibili della Polizia Stradale (2015) indicano che solo lo 0,39% dei conducenti coinvolti in incidenti stradali risulta positivo ai test antidroga. Nel 2016 solo lo 0,83% delle persone controllate a seguito di incidente stradale risultava positivo ai test, non si conoscono i dati relativi al totale degli incidenti per comparare la percentuale con il 2015.
Rispetto al nuovo protocollo operativo della polizia stradale attivo dal 2015 – che prevede l’effettuazione di test di screening sulla saliva direttamente su strada – si è rilevato come nel 2016 su 17.565 controlli l’1,22% dei conducenti fermati è risultato positivo ad almeno una sostanza stupefacente, in calo rispetto all’1,42% della campagna 2015 (su 14.767 conducenti fermati). Da notare come nel 2016 oltre il 30% dei conducenti risultato positivo al test salivare sia poi stato “scagionato” dalle ulteriori analisi di laboratorio (nel 2015 i falsi positivi furono il 21%).
Gli effetti economici della legalizzazione della cannabis
Il Libro bianco contiene un saggio dell’economista Marco Rossi (Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali, Università La Sapienza, Roma) che sviluppa argomenti già introdotti nel suo precedente scritto del 2013. Per Rossi le implicazioni economiche della regolamentazione della cannabis, assumendo una regolamentazione e tassazione simile a quella del tabacco, consumi costanti e assenza di esportazioni e/o turismo da cannabis sarebbero le seguenti:
- imposte sulle vendite: 3 miliardi di euro;
- Imposte sul reddito: 200/300 milioni di euro
- Diminuzione spesa pubblica sulla sicurezza: 600 milioni di euro
Per un impatto complessivo sui conti pubblici di circa 4 miliardi di euro. A questi si aggiungerebbero una probabile riduzione, non stimabile, dei costi sanitari ed un miglioramento dei conti economici nazionali derivante dalla sostituzione delle importazioni illegali con coltivazione nazionale per circa 500 milioni di euro. Una regolamentazione restrittiva della cannabis non avrebbe ricadute occupazionali particolari, se non la sostituzione/emersione dei posti di lavoro illegali per massimo circa 75.000 unità (gli spacciatori sono stimati in circa 100.000 unità). In caso di un regime meno restrittivo, sul modello olandese, si potrebbe invece ipotizzare fino a 300.000 nuovi addetti nei coffe-shops da aggiungersi ai 75.000 impegnati nella produzione. In quest’ultimo caso le imposte sui redditi del nuovo settore legale legato a produzione e distribuzione potrebbero superare il miliardo di euro annuo.
Gli altri contenuti del Libro Bianco
In appendice, l’appello al Governo per una svolta nelle politiche sulle droghe, le proposte di legge maturate nell’ambito del Cartello di Genova in materia di depenalizzazione del consumo di sostanze stupefacenti, di misure alternative alla detenzione e di programmi di riduzione del danno, per la regolamentazione del consumo, la produzione ed il commercio della cannabis e dei prodotti da essa derivati, la proposta dell’inter-gruppo parlamentare per la legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e la proposta di legge di iniziativa popolare per la regolamentazione legale della produzione, consumo e commercio della cannabis.
Dichiarazioni
Maria Stagnitta (Forum Droghe): “La situazione che fotografiamo nel Libro bianco non è per niente rosea: a fianco delle novità introdotte nei Lea in relazione agli interventi di riduzione del danno, sui quali come Forum Droghe abbiamo da anni costruito riflessioni e proposte concrete, si riacutizza la pressione sulle carceri. I dati dimostrano che se non si riforma la legislazione sulle droghe nessuno sforzo di ammodernamento dei servizi e di aggiornamento culturale sui consumi delle sostanze stupefacenti potrà avere successo. Il paese, l’Europa e tutto il mondo occidentale sulle droghe parlano una lingua diversa di quella declinata da norme vecchie di 27 anni.”
Stefano Anastasia (la Società della Ragione): “Torna ad aumentare la popolazione detenuta, in larga parte per effetto della legge sulle droghe. Una situazione insostenibile, anche perché più di un terzo degli ingressi in carcere è di persone tossicodipendenti. Bisogna cambiare politiche e norme: questo Parlamento purtroppo non è stato in grado di farlo, è ora di prepararsi alla prossima legislatura.”
Patrizio Gonnella (Antigone): “Chiediamo al Governo e al Parlamento di non stare più in silenzio ed abbandonare le politiche repressive che hanno finora portato tragedie e rovinato vite. D’altronde come le più alte cariche della magistratura hanno detto legalizzare significa togliere aria alla mafia. Ma significa anche assicurare salute ai ragazzi e ai consumatori. Infine significa risparmio di spesa pubblica.”
Marco Perduca (Associazione Luca Coscioni) “È passato oltre un anno dalle dichiarazioni in controtendenza col passato del Ministro Andrea Orlando all’ONU ma niente è accaduto: non si tengono di conto le evidenze scientifiche, si continua a finire in carcere per droga e non s’ascolta la società civile. All’ideologia proibizionista s’è sostituita quella cerchiobottista.”
CGIL, Funzione Pubblica CGIL: “Sulle droghe è necessario depenalizzare e regolamentare-legalizzare l’uso di sostanze, a partire dalla cannabis, per combattere il narcotraffico, potenziare i servizi socio sanitari per le dipendenze, in modo da affrontare con la prevenzione, la cura e la riabilitazione le sfide di vecchi e nuovi consumi e quindi applicare i nuovi Lea, a partire dalla riduzione del danno finalmente riconosciuta.”
Massimo Oldrini (LILA): “La speranza è che con l’applicazione del Piano Nazionale AIDS cambino le cose. È agghiacciante leggere ormai da 10 anni nelle relazioni al parlamento che solo il 34% delle persone in carico ai servizi ha effettuato il test HIV. Dà la misura di come le indicazioni delle agenzie internazionali siano disattese e di quanto siamo indietro in Italia rispetto all’obiettivo UNAIDS 90x90x90.”
Rete Italiana per la Riduzione del Danno (ITARDD): “La Riduzione del Danno, pur essendo considerata a livello europeo il quarto pilastro, a pari dignità con la riduzione dell’offerta e il trattamento per uso di droghe, e quindi meritare un dettaglio nel World Drug Report uscito recentemente, nel nostro paese continua ad avere un ruolo ancillare a quello del trattamento. Per quanto si accolga con favore il suo inserimento nei LEA, ribadiamo la necessità di definirne i contenuti operativi e quindi definire il Drug National Action Plan anche nel nostro paese.”
Alessandro Metz (Legacoop Sociali): “Continua l’assenza politica del governo in materia di tossicodipendenze e riduzione del danno e dei rischi, i servizi sempre più in difficoltà nel rispondere alle nuove e vecchie problematiche su consumi e abusi mentre continuiamo ad aspettare una riforma della legge 309 del ’90 e finalmente una legge per la legalizzazione della cannabis che permetta di non criminalizzare ma educare e prevenire.”
Andrea Oleandri (CILD): “Parte degli Stati Uniti e il Canada di Trudeau hanno aperto la strada a nuove politiche della droga, dimostrando che esiste un’alternativa concreta e più efficiente del proibizionismo e della criminalizzazione, ovvero regolamentare la cannabis, avviare campagne informative e investire sulla riduzione del danno. L’Italia ha la possibilità di essere parte di questo cambiamento approvando una legge a partire dalle leggi in discussione alla Camera presentate in questo Libro Bianco.”