Il controverso Protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Oviedo sul trattamento e sull’internamento involontario per le persone con disabilità psicosociali ha subito una quanto mai opportuna battuta d’arresto.
Il comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, invece di approvare definitivamente il Protocollo come si temeva, ha deciso di avviare una ulteriore fase istruttoria, affidandola al CDBIO – Steering Committee for Human Rights in the fields of Biomedicine and Health, l’organismo che ha sostituito il DH-BIO – il Comitato di Bioetica. Il CDBIO dovrebbe concludere la nuova fase istruttoria entro la fine del 2024, preparando una bozza di raccomandazione per promuovere i trattamenti volontari nei servizi di salute mentale (oltre che predisporre un rapporto sui casi presentati alla CEDU riguardanti la salute mentale).
Solo dopo la conclusione della nuova fase istruttoria, il Comitato dei Ministri deciderà se trasmettere il testo del protocollo aggiuntivo di Oviedo all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.
In questa fase, il CDBIO sarà affiancato dall’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e da alcune ONG (Rehabilitation International, the European Disability Forum and the European Association of Service Providers for Persons with Disabilities): come è noto, sia gli organismi di protezione dei diritti a tutti i livelli, sia le ONG hanno sempre assunto una posizione nettamente contraria al Protocollo Aggiuntivo.
Seppure la vicenda non possa dirsi definitivamente chiusa, tuttavia è positivo che si voglia approfondire ancora la questione, con una ulteriore fase di confronto con le ONG che si occupano di disabilità. In particolare, è apprezzabile che il CDBIO prepari una raccomandazione per i trattamenti volontari: è un primo passo che prende atto della obiezione di fondo al Protocollo Aggiuntivo di Oviedo, circa la scelta dell’argomento stesso del Protocollo (il trattamento involontario): infatti, sotto l’aspetto bioetico, l’obiettivo d’elezione è di promuovere le pratiche di trattamento volontario nello spirito di tutela dei diritti umani, invece di ribadire le pratiche “speciali” di trattamento involontario per le persone con disabilità psicosociale.
Questo risultato è il frutto di una tenace battaglia di anni delle ONG, cui anche le associazioni italiane hanno contribuito. Ricordiamo le lettere aperte inviate al governo per sensibilizzare sul tema e chiedere che l’Italia, con la sua rappresentanza, non desse via libera al Protocollo Aggiuntivo: il che è avvenuto, e di questa apertura va dato riconoscimento.
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