ALL’INDOMANI DELLA SENTENZA MERAN
PRESENTAZIONE DEL DDL 2939 A FIRMA DELL’ON. MAGI SULL’IMPUTABILITÀ E LE MISURE ALTERNATIVE ALLA DETENZIONE PER LE PERSONE CON DISABILITÀ PSICOSOCIALE
CONFERENZA STAMPA
MERCOLEDÌ 1° GIUGNO ORE 11
CIRCOLO DELLA STAMPA DI TRIESTE
Corso Italia, 13
Interverranno:
Giovanna Del Giudice, psichiatra, Conferenza per la Salute Mentale nel Mondo Franco Basaglia
Franco Corleone, Garante dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della Città di Udine, Società della Ragione
Peppe Dell’Acqua, psichiatra, Forum Salute Mentale
La sentenza della Corte d’Assise di Trieste del 6 maggio scorso, che proscioglie per vizio totale di mente Alejandro Meran, che nel 2019 aveva ucciso nella Questura di Trieste due agenti di polizia con una pistola a questi sottratta, e lo “condanna” a 30 anni di ricovero in Rems, riporta con forza l’attenzione dei tecnici della psichiatria e della giustizia, ma anche la cittadinanza tutta, sulla questione, antica, della capacità di intendere e volere e sulla responsabilità della persona con disturbo mentale, sulla riforma di superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari, sulle logiche, finalità e organizzazioni delle Residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza detentiva, sulla salute mentale in carcere.
Pur in attesa delle motivazioni della sentenza, la Conferenza per la Salute Mentale nel Mondo Franco Basaglia, insieme alla Società della Ragione e al Forum Salute Mentale, ritiene opportuno affermare il suo punto di vista su queste tematiche, centrali e fondanti, nel processo di deistituzionalizzazione che da 50 anni attraversa questa città coinvolgendo istituzioni, operatori, beneficiari dei servizi e la comunità tutta.
Processo che nello storico passaggio dal manicomio al territorio si è sviluppato nella difesa dei diritti della persona con disturbo mentale, della famiglia, della comunità, senza lasciare indietro nessuno. In un instancabile e continuo lavoro per tenere insieme bisogni che si presentavano come antagonisti, costruendo reti e confronto continuo tra istituzioni e operatori e tra psichiatria e giustizia.
Oggi, e da qualche tempo, sembra riemergere in alcune aree tecniche e politiche in questa città il “fascino discreto del manicomio” e la voglia di riaffermare percorsi speciali per le persone con disturbo mentale, di far prevalere culture e pratiche sicuritarie a quelle di salute per tutti i componenti di una comunità. Per interrompere questo processo è urgente riaprire un dibattito collettivo per il superamento del Codice Rocco e del “doppio binario” e per la tutela della salute mentale nel carcere.