ORDINE DEL GIORNO A FIRMA DEI CONSIGLIERI DE MARCHI, NAHUM, GIUNGI E ALTRI AVENTE AD OGGETTO: APPELLO PER LA CAMPAGNA FESTA DELLA MAMMA 2023, UNA GIORNATA FUORI RETORICA MADRI FUORI DALLO STIGMA E DAL CARCERE, COI LORO BAMBINI. CAMPAGNA PER LA DIGNITÀ E I DIRITTI DELLE DONNE MADRI CONDANNATE, DEI LORO FIGLI E DELLE LORO FIGLIE.
PREMESSO CHE
È in corso in Parlamento una discussione sul tema delle bambine e dei bambini che crescono in carcere insieme alle madri, nonostante queste siano condannate perlopiù per reati minori.
Il primo rapporto sulle donne detenute in Italia dichiara 2.392 le donne presenti negli istituti penitenziari italiani al 31 gennaio 2023, di cui 15 madri con 17 figli al seguito.
La maggioranza delle donne detenute sono distribuite nelle 44 sezioni femminili ospitate all’interno di carceri maschili, create per ottemperare al diritto a scontare la pena in un carcere prossimo a famiglia e riferimenti sociali.
«Visto il numero limitato di donne, nella gestione degli istituti penitenziari si tende a convogliare le risorse economiche, di personale e di Iniziative sulla parte numericamente più ponderante. Se non ci sono abbastanza donne per attivare un corso scolastico perché non farglielo seguire con gli uomini? La legge dice che ci deve essere una divisione, ma è quella delle celle e dei servizi, ma che di giorno non si possano fare attività insieme non è vietato da alcuna legge. Nella prassi è fatto raramente invece tutti gli organismi internazionali ci dicono che la vita in carcere deve somigliare sempre di più alla vita libera».
«Bisogna togliere le discriminazioni e gli stereotipi. Alle donne viene insegnato il taglio e il cucito, servono percorsi diversi e professionalizzanti che tolgano barriere e discriminazioni».
Le donne in carcere provengono quasi sempre da una precedente esclusione sociale, da una debolezza economica e culturale: la composizione sociale e giuridica è quella tipica della piccola criminalità marginale. Le pene sono di solito più brevi rispetto agli uomini e ripetute. Molte donne in carcere vengono da situazioni di abusi di cui non sempre si rendevano conto
Una serie di atteggiamenti sta rilanciando lo stigma della “cattiva madre” che poggia sull’archetipo patriarcale della donna “doppiamente colpevole”: infrangendo la legge, queste donne hanno “tradito” la “natura femminile”, sono venute meno alla “missione” di madre.
L’aggressione ai diritti delle madri detenute è rivolta a tutte le donne; a sua volta è la punta di diamante contro l’idea di pena finalizzata al reinserimento sociale, secondo Costituzione; in ultimo è un attacco a un’idea di società inclusiva, tollerante, rispettosa e accogliente delle differenze.
Sono colpevole di reati. Ma io i miei bambini li ho sempre curati, mandati a scuola, tenuti bene..(donna detenuta, Pisa)
Non ci reputano capaci di occuparci dei nostri figli solo perché abbiamo agito fuori dalla legge. Vogliono toglierci i figli che sono l’unica speranza per un futuro diverso (donna detenuta, Lecce)
Sono le parole sopra riportate di alcune detenute la risposta più chiara a chi vorrebbe negarle come madri. Con semplicità ci parlano di come la “doppia colpa” pesi su di loro come doppia e ingiusta pena. Con dignità e profondità di pensiero respingono gli stereotipi.
Amplifichiamo la loro voce, diamo un nuovo significato, fuori dalla retorica, alla Festa della Mamma: perché sia un giorno dedicato alla libertà femminile, alla responsabilità di tutte e tutti, alla solidarietà sociale.
per tutto ciò considerato:
SI INVITANO IL SINDACO E LA GIUNTA a
- Sottoscrivere l’appello Festa della Mamma 2023, una giornata fuori retorica MADRI FUORI
- diffondere l’esperienza che in questi anni il Comune di Milano, con una serie di soggetti pubblici e privati, ha promosso per i diritti delle donne detenute e dei loro figli e figlie, anche con sperimentazioni importanti e all’avanguardia nel territorio nazionale, (solo per ricordare due esempi a Milano ICAM, l’Istituto a custodia attenuata per detenute madri una struttura costituita in via sperimentale nel 2006 per consentire alle detenute madri che non possono usufruire di alternative alla detenzione in carcere di tenere con sé i loro figli; o la Casa famiglia protetta per madri detenute e i loro bambini, (come previsto dalla legge 62/2011) grazie alla stipula di una Convenzione con Comune di Milano e Provveditorato Regionale della Amministrazione Penitenziaria, e l’adesione di Tribunale di Milano e Tribunale di Sorveglianza; convenzione rinnovata per altri 3 anni con l’adesione anche di Tribunale per i Minorenni e Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni);
- patrocinare le azioni di informazione e sensibilizzazioni che si svolgeranno negli istituti penitenziari milanesi nella giornata del 14 maggio;
- sollecitare azioni concrete nei confronti di Regione Lombardia, per valorizzare il lavoro svolto con la rete dei Garanti dei diritti;
- sollecitare, inoltre, la Commissione Giustizia del Parlamento ad acquisire i dati sulle esperienze in atto nelle diverse regioni italiane di case – famiglia.
I Consiglieri comunali f.to: Diana Alessandra De Marchi, Daniele Nahum, Alessandro Giungi, Natascia Tosoni, Alice Arienta, Gabriele Rabaiotti, Marco Fumagalli, Marzia Pontone, Bruno Ceccarelli, Luca Costamagna, Filippo Barberis, Michele Albiani, Monica Romano, Angelo Turco, Federico Bottelli, Simonetta D’Amico, Francesca Cucchiara, Marco Mazzei, Rosario Pantaleo, Roberta Osculati, Carmine Pacente, Manfredi Palmeri, Mauro Orso, Matteo Forte, Enrico Fedrighini, Beatrice Uguccioni, Alessandro Verri