Lo sforzo profuso da La Società della Ragione nella petizione sui vaccini in carcere, che ha raggiunto quasi 1900 firme, non è stato vano. Tutt’altro. Gli istituti di pena, anche nel dibattito politico, sono finalmente entrati a far parte di quei luoghi che richiedono un’attenzione particolare nel piano vaccini. Attualmente, personale penitenziario e detenuti dovrebbero rientrare nella seconda e terza fascia di vaccinazioni, assieme ad altre categorie specifiche, quali il personale docente e le forze dell’ordine .
Come più volte ribadito, tuttavia, le carceri sono comunità chiuse ed aperte al tempo stesso, dove giornalmente, e per fortuna aggiungerei, accedono molte persone: associazioni di volontariato, insegnanti, tutors, assistenti sociali, psicologi e tutti quei soggetti coinvolti, a vario titolo, in progetti di recupero e reinserimento sociale. Si tratta di un numero di persone non elevato ma che necessita di una tutela rafforzata, così come tutti gli altri ospiti ed operatori dei luoghi di detenzione, dove sovraffollamento e condizioni igieniche rappresentano indubbi elementi di pericolo e diffusione del virus.
La formazione del nuovo governo, con l’annunciato potenziamento del piano vaccinale e la riconferma del ministro Speranza alla Sanità, sono segnali positivi che ci spingono a rilanciare la nostra battaglia. Nella lettera che abbiamo inviato al Ministro della Salute, subito prima della crisi di Governo, abbiamo chiesto un incontro per poter discutere della situazione carceraria durante il Covid, e non solo, e delle priorità sanitarie.
Occorre ripartire da qui e far comprendere che anche il volontariato che opera in carcere, e non solo il personale, richiede un’attenzione particolare. E questo per le stesse ragioni che hanno spinto il Governo ad una rimodulazione del piano vaccinale, con un evidente cambio di marcia nei confronti di carcere e detenuti.